Ecco cosa significa svegliarsi una mattina e
trovare un ecomostro davanti alle finestre di casa. Investire tutte le proprie
risorse in un’attività turistica e vedere gli sforzi di una vita messi a
rischio da una decisione amministrativa che piove dall’alto. Intervista ad una
abitante e imprenditrice di Renaia, Cortona, che confina con l’impianto a
biomasse.
1)Era stata informata
dall’amministrazione riguardo alla realizzazione e messa in funzione dell’impianto
a biomasse?
Sono venuta a conoscenza della centrale in maniera casuale, durante una conversazione tra conoscenti, che sapendomi proprietaria di un agriturismo nella zona, mi hanno chiesto se fosse dove erano state autorizzate le centrali a biomasse. Sono caduta dalle nuvole e ho cercato di informarmi. Ho intuito subito il pericolo, perché sono sempre stata sensibile alla conservazione del territorio, pur consapevole di quanto fosse necessario coniugare il paesaggio, la storia e la qualità ambientale con le esigenze del progresso. Ho provato angoscia quando, esaminando il parterre di persone a cui mi sarei potuta rivolgere, ho constatato di non potermi fidare degli amministratori che avevano autorizzato né, per esempio, delle forze di opposizione che mi potevano strumentalizzare. Mi sono venuti in soccorso alcuni amici, con i quali abbiamo deciso che la cosa più importante da fare era la ricerca della documentazione. Così abbiamo fatto.
Sono venuta a conoscenza della centrale in maniera casuale, durante una conversazione tra conoscenti, che sapendomi proprietaria di un agriturismo nella zona, mi hanno chiesto se fosse dove erano state autorizzate le centrali a biomasse. Sono caduta dalle nuvole e ho cercato di informarmi. Ho intuito subito il pericolo, perché sono sempre stata sensibile alla conservazione del territorio, pur consapevole di quanto fosse necessario coniugare il paesaggio, la storia e la qualità ambientale con le esigenze del progresso. Ho provato angoscia quando, esaminando il parterre di persone a cui mi sarei potuta rivolgere, ho constatato di non potermi fidare degli amministratori che avevano autorizzato né, per esempio, delle forze di opposizione che mi potevano strumentalizzare. Mi sono venuti in soccorso alcuni amici, con i quali abbiamo deciso che la cosa più importante da fare era la ricerca della documentazione. Così abbiamo fatto.
2)
Qual è la distanza fra la sua struttura e l’impianto?
La mia struttura dista dalle centrali circa 200 metri. Si tratta di una casa colonica con vari annessi, restaurati accuratamente, con notevole investimento economico, e con una consolidata clientela, soprattutto straniera. Tutto intorno al capannone delle centrali possiedo alcuni ettari di buon terreno agricolo, nel quale coltivo cereali, ortaggi, viti e olivi.
La mia struttura dista dalle centrali circa 200 metri. Si tratta di una casa colonica con vari annessi, restaurati accuratamente, con notevole investimento economico, e con una consolidata clientela, soprattutto straniera. Tutto intorno al capannone delle centrali possiedo alcuni ettari di buon terreno agricolo, nel quale coltivo cereali, ortaggi, viti e olivi.
3)Quanti altri abitanti di
Renaia vivono vicini all’impianto?
Il vecchio borgo di Renaia ha circa una cinquantina di abitanti, ma l’azione della centrale interessa un raggio di 500–1000metri. A varie distanze insistono agriturismi, abitazioni, vigneti D.O.C. e oliveti I.G.T. A soli 20 metri dal capannone c’è un frantoio abilitato a frangere olive biologiche e Igt.
Il vecchio borgo di Renaia ha circa una cinquantina di abitanti, ma l’azione della centrale interessa un raggio di 500–1000metri. A varie distanze insistono agriturismi, abitazioni, vigneti D.O.C. e oliveti I.G.T. A soli 20 metri dal capannone c’è un frantoio abilitato a frangere olive biologiche e Igt.
4)Quando ha capito che la
centrale a biomasse ha tutte le caratteristiche per essere una speculazione per
ricevere i finanziamenti e che mette a rischio la salute, come si è sentita e
cosa ha fatto?
Considerando che la prima autorizzazione delle centrali risale al 18
agosto del 2009 e che solo in novembre siamo entrati in possesso della
documentazione dalla Provincia, ho impiegato il tempo a cercare di approfondire
la conoscenza sulla produzione di energia elettrica bruciando olio di palma.
Più m’informavo, più prendevo coscienza della pericolosità derivante dalle emissioni
inquinanti, dai rumori e dagli odori molesti e quindi delle conseguenze sulla
mia attività e sulla salute di tutti. Abbiamo cominciato a riunirci nelle sale
civiche; abbiamo chiamato, autotassandoci, esperti scienziati ad
illustrarci l’impatto di simili impianti sull’ambiente e sulla salute. Una
volta ritirati i documenti e iniziato il loro esame, insieme al gruppo di
cittadini che nel frattempo si erano aggregati, abbiamo cominciato a trovare in
essi delle lacune, delle superficialità, delle palesi incongruenze nella forma
e nella sostanza.
5)Secondo lei quali saranno
i danni provocati da questa centrale all'economia turistico-agricola della zona
di Cortona?
E’ la cosa che ci ha fatto indignare di più costatare
come, sin dai primi atti, si fossero sottovalutati l’impatto sanitario e le
prevedibili conseguenze che avrebbe avuto sulle imprese operanti nel territorio
circostante. Gli uffici comunali si erano solo preoccupati di richiedere che il
combustibile usato rientrasse nella categoria delle biomasse. Per il resto,
tutto bene, comprese le migliaia di mq di tetto in amianto che costituivano la
copertura del vecchio capannone. Abbiamo appurato che la superfice catastale
necessaria era stata suddivisa in 6 particelle di pochi mq, ciascuna intestata
ad una delle sei ditte che avevano richiesto l’autorizzazione ad aprire sei
impianti, piccoli e distinti. Per fare un esempio, sarebbe come se ogni
componente di una famiglia chiedesse di diventare proprietario di una sola stanza
e vi prendesse la residenza, pretendendo di non essere considerato più una
famiglia. Era evidente che rappresentava un’operazione finanziaria, resa
possibile da una lacunosa normativa e da un generoso sistema d’incentivazione.
In breve tempo abbiamo raccolto migliaia di firme contro questa centrale.
Abbiamo chiesto e ottenuto un consiglio comunale aperto al quale hanno
partecipato numerosissimi cittadini e le autorità coinvolte. Nel frattempo
avvenivano varie manovre di aggiustamento delle carte ma, nonostante questo, la
Provincia si è vista costretta a riesaminare le sei autorizzazioni. Nuove
conferenze dei servizi e nuove denunce d’irregolarità, hanno costretto le sei
imprese ad impegnarsi per l’istallazione di un sistema di abbattimento delle
sostanze inquinanti. C’è stata persino un’interpellanza parlamentare, per la
quale si è attivato un Onorevole venuto a conoscenza della cosa in occasione di
una sua visita a Cortona….ma già allora il governo aveva altre grane da
risolvere.
6)Può raccontarci meglio le
fasi di costruzione dell'impianto e delle prove di messa in funzione?
Certo. Nell’agosto del 2010 le sei centrali ricevono la conferma delle sei autorizzazioni. Il tutto si interrompe nuovamente quando i Vigili del fuoco non rilasciano l’indispensabile certificato antincendio. Ma nel frattempo ci accorgevamo, dal rumore e dagli odori, che i motori venivano accesi, sempre di notte. Non ci siamo mai accorti dei lavori fatti per l’istallazione degli impianti perché, in realtà, questi sono stati insignificanti. Il capannone c’era, i tramezzi in cartongesso non hanno richiesto passaggio di grandi mezzi. L’unico evento è stato il trasporto di un grosso e rugginoso serbatoio per l’olio di palma, tra l’altro avvenuto nelle prime ore di una domenica. Nel frattempo avevamo presentato un ricorso al TAR, tutt’ora in attesa di essere discusso. Come vede questa storia ha comportato un notevole impegno, sia di tempo che di denaro, e stress emotivo. La storia non è finita perché, a seguito di una nostra denuncia, abbiamo dimostrato che nel gennaio di quest’anno le centrali erano partite e i fumi prodotti, scaricati sul tetto di amianto, hanno lasciato delle vistose tracce di catrame. E’ intervenuto il Sindaco che, con ordinanza ha richiesto la rimozione del tetto del capannone e, nel frattempo, l’interdizione dall’utilizzo della struttura stessa. In questi giorni stanno smantellando il tetto e questa è una nostra vittoria: grazie a noi il Comune di Cortona si libererà di un quantitativo enorme di cemento-amianto. Non abbiamo mai mollato e non molleremo fino a quando i nostri amministratori non capiranno che esiste sì il diritto d’impresa (ma per tutti, quindi sia per noi che per le ditte interessate alla produzione di energia) ma esiste, ed è indisponibile, il diritto alla salute. I cittadini hanno il diritto di conoscere e partecipare a quelle fasi decisorie che possono avere conseguenze sul loro futuro economico e sull’ambiente in cui vivono, soprattutto quando saranno essi a pagarne il costo.
Certo. Nell’agosto del 2010 le sei centrali ricevono la conferma delle sei autorizzazioni. Il tutto si interrompe nuovamente quando i Vigili del fuoco non rilasciano l’indispensabile certificato antincendio. Ma nel frattempo ci accorgevamo, dal rumore e dagli odori, che i motori venivano accesi, sempre di notte. Non ci siamo mai accorti dei lavori fatti per l’istallazione degli impianti perché, in realtà, questi sono stati insignificanti. Il capannone c’era, i tramezzi in cartongesso non hanno richiesto passaggio di grandi mezzi. L’unico evento è stato il trasporto di un grosso e rugginoso serbatoio per l’olio di palma, tra l’altro avvenuto nelle prime ore di una domenica. Nel frattempo avevamo presentato un ricorso al TAR, tutt’ora in attesa di essere discusso. Come vede questa storia ha comportato un notevole impegno, sia di tempo che di denaro, e stress emotivo. La storia non è finita perché, a seguito di una nostra denuncia, abbiamo dimostrato che nel gennaio di quest’anno le centrali erano partite e i fumi prodotti, scaricati sul tetto di amianto, hanno lasciato delle vistose tracce di catrame. E’ intervenuto il Sindaco che, con ordinanza ha richiesto la rimozione del tetto del capannone e, nel frattempo, l’interdizione dall’utilizzo della struttura stessa. In questi giorni stanno smantellando il tetto e questa è una nostra vittoria: grazie a noi il Comune di Cortona si libererà di un quantitativo enorme di cemento-amianto. Non abbiamo mai mollato e non molleremo fino a quando i nostri amministratori non capiranno che esiste sì il diritto d’impresa (ma per tutti, quindi sia per noi che per le ditte interessate alla produzione di energia) ma esiste, ed è indisponibile, il diritto alla salute. I cittadini hanno il diritto di conoscere e partecipare a quelle fasi decisorie che possono avere conseguenze sul loro futuro economico e sull’ambiente in cui vivono, soprattutto quando saranno essi a pagarne il costo.
Concludo dicendole che è
difficile riassumere tre anni di vita trascorsa a combattere un ecomostro
incombente. In questi anni, prima di ogni investimento nella mia azienda, mi
sono chiesta se ne valesse la pena o se sarebbero state risorse gettate al
vento in caso di partenza delle centrali. Nonostante questo sono andata avanti
perché credo che rassegnarsi sia come morire piano piano.
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